mercoledì 2 marzo 2011

Antimateria creata in laboratorio

Sembrerebbe un passo del recente romanzo di Dan Brown “Angeli e Demoni” o un omaggio ad Isaac Asimov ed ai suoi pionieristici cervelli positronici, ma in realtà è uno dei campi di ricerca più interessanti e dagli sbocchi più promettenti del Cern di Ginevra: l’antimateria.

Che cos’è? Si può semplicisticamente dire che è l’immagine speculare della materia comune, infatti la disposizione delle cariche elettriche negli atomi di antimateria è esattamente opposta a quella della materia comune. Nella materia, infatti, gli atomi sono composti da un nucleo, avente carica positiva e da una nube elettronica avente segno negativo. Nell’ antimateria questo viene capovolto.
Ne consegue che se l’antimateria venisse in contatto con una quantità uguale di materia, si distruggerebbe (si annichilirebbe per essere precisi) liberando energia in quantità dettate dall'equazione di Einstein E=mc^2.
Significa che un grammo di antimateria sarebbe in grado di provocare un’esplosione pari a quella provocata dalla bomba atomica che distrusse Hiroshima.

Questo la renderebbe un’ottima fonte di energia, ancora più potente del nucleare ma senza i problemi di eventuali fusioni del nocciolo o di smaltimento delle scorie radioattive.
L’unico problema?
I tempi e i costi di produzione: per creare mille antiatomi agli scienziati del Cern occorrono un paio di minuti, un acceleratore di particelle e un’altra dozzina di complicate strumentazioni. Tutto ciò per dire che, se anche potessimo immagazzinare l’antimateria creata (al momento non è possibile: ora possiamo controllare solamente particelle cariche elettricamente e non atomi neutri che finiscono per schiantarsi sulle pareti dell’accelleratore di particelle dopo pochi attimi), ci vorrebbero milioni, se non miliardi, di anni e una quantità d’energia quasi incalcolabile per produrne un grammo. 

Altro aspetto molto affascinante dell’antimateria è la casuale scoperta di un nuovo composto chiamato protonio.

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